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giovedì, agosto 24, 2006

Intervista a Johnny Depp

Bello e antidivo. In tutto, non solo nelle scelte cinematografiche, e anche nell'atteggiamento oltre che nel modo di vestirsi: mimetica, scarponi, codino, tatuaggi ovunque e anelli su entrambe le mani. Durante il nostro incontro si costruisce le sigarette con il suo tabacco e ne fuma una dietro l'altra, ci dice che è anche un modo per svegliarsi più in fretta. L'abbiamo incontrato con la sua famiglia, dalla quale non si separa mai, la moglie Vanessa Paradise e la piccola Lily Rose. Ci parla del suo nuovo film "From Hell", diretto dai fratelli Hughes. Johnny Deep interpreta l'ispettore Fred Abberline sulle tracce di Jack lo Squartatore
Come ha costruito questo personaggio?

Fred Abberline è realmente esistito quindi mi sono basato su alcune informazioni che sono riuscito a trovare su di lui. E' la cosa che faccio con ogni personaggio, lo creo un po' dal nulla, metto insieme vari elementi che raccolgo qua e la, traggo anche spunto da persone che conosco e poi metto insieme questi pezzi a quelle verità che sento dentro di me, è un po' come fare una zuppa, metto insieme tutti gli ingredienti e li mescolo.



Perché dice che la storia di Jack lo Squartatore l'ha sempre affascinata?

Fin da quando ero bambino mi è piaciuta la sua storia, l'ho vista in televisione la prima volta. Uno degli elementi di grande fascino della storia di Jack è che il caso non è stato mai risolto, ci sono molte teorie, tutte solide e valide. Devo dire che è stato il primo caso conosciuto di un serial killer e questa serie di omicidi hanno avuto un'eco in tutto il mondo provocando un terrore diffuso ed era la prima volta che un fatto avesse tanta risonanza anche al di fuori del luogo dove succedeva. Credo che proprio in quel momento sia nato il giornalismo scandalistico, se c'erano dieci quotidiani dopo la terza vittima i quotidiani si erano centuplicati. La teoria che sposa il film la trovo giusta, mi sembra anche la più matematica, è costruita molto bene.



Quanto è importante per Abberline la droga?

Era importante descrivere la sua abitudine di fare uso di droghe, lo faceva per delle necessità personali, emotive e psicologiche e il farne uso lo portava ad essere fuori e dentro la legge e cercava di affrontare le due cose contemporaneamente. Credo che questa sua debolezza lo renda più umano: è sulle tracce dello squartatore ma cerca di individuare anche il demone che è in lui e quindi si trova a dover fronteggiare queste due forze in parallelo.



Molte delle sue ultime scelte sono indirizzate verso il film in costume...

Fin da piccolo ho sempre sognato di fare una cosa impossibile, viaggiare nel tempo e quindi mi è sempre interessato esplorare altri periodi della storia, è un po’ come realizzare un mio sogno quando interpreto film non contemporanei.



Dopo "The Brave" ha un altro progetto come regista?

Sì ma non sarò interprete. Il film si intitola It Only Rains At Night, è una storia d'amore, dark, divertente, non esiste un periodo specifico a cui fa riferimento. La particolarità del film è che il protagonista è un boia, è gentile, simpatico ma taglia la testa alla gente, la sceneggiatura è originale. Come attore invece ho girato il nuovo film di Robert Rodriguez, Once Upon A Time in Mexico, mi sono divertito tantissimo, è stata una bellissima esperienza, sono un'agente della Cia.



Nel cinema si parla sempre di eredi, lei crede di esserlo di qualcuno?

Spero di avere e rimanere al mio posto però posso dire di amare molto Montgomery Clift e Marlon Brando. Però devo essere sincero, guardo poco i film, conosco poco gli attori di Hollywood e tento di rimanere il più lontano possibile da quel mondo e da tutto il business che gli gira intorno.



Infatti ha scelto di vivere vicino a Parigi anche per questo motivo...

Sì e anche perché l'America è un paese molto violento e più volte ho detto che avrei fatto di tutto affinché mia figlia possa vivere il più lontano possibile dalla violenza, la violenza è basata sull'ignoranza, è diventato quasi un atto eroico essere violenti.



Spesso lei accetta piccoli ruoli, la scelta è dettata dal fatto che la colpisce il personaggio oppure vuole trascorrere più tempo con la sua famiglia?

Sia che interpreti ruoli minori o più importanti la mia famiglia è sempre con me. Non siamo mai lontani e questa è la cosa più importante in assoluto per me, è come se il momento in cui lavoro sia quello dello svago mentre quando sto con mia moglie e mia figlia è il fulcro della mia giornata.



E' difficile programmare una carriera ma la sua è sicuramente una delle più felici e continue: c'è un piccolo segreto?

Mi considero molto fortunato perché sono ancora sulla cresta dell'onda, come si suol dire, e faccio film da tanto tempo. Credo che l'istinto aiuti molto: quando interpretavo il ruolo in una serie televisiva mi sembrava di far parte di una catena di montaggio, mi sembrava di essere un prodotto, mi sembrava di stare in prigione, un'esperienza soffocante e nell'istante in cui mi sono liberato di questo ruolo ho giurato a me stesso che da quel momento in poi avrei fatto solo le cose che davvero mi andava di fare.




di Alessandra Bitti

Come ha costruito questo personaggio?

Fred Abberline è realmente esistito quindi mi sono basato su alcune informazioni che sono riuscito a trovare su di lui. E' la cosa che faccio con ogni personaggio, lo creo un po' dal nulla, metto insieme vari elementi che raccolgo qua e la, traggo anche spunto da persone che conosco e poi metto insieme questi pezzi a quelle verità che sento dentro di me, è un po' come fare una zuppa, metto insieme tutti gli ingredienti e li mescolo.



Perché dice che la storia di Jack lo Squartatore l'ha sempre affascinata?

Fin da quando ero bambino mi è piaciuta la sua storia, l'ho vista in televisione la prima volta. Uno degli elementi di grande fascino della storia di Jack è che il caso non è stato mai risolto, ci sono molte teorie, tutte solide e valide. Devo dire che è stato il primo caso conosciuto di un serial killer e questa serie di omicidi hanno avuto un'eco in tutto il mondo provocando un terrore diffuso ed era la prima volta che un fatto avesse tanta risonanza anche al di fuori del luogo dove succedeva. Credo che proprio in quel momento sia nato il giornalismo scandalistico, se c'erano dieci quotidiani dopo la terza vittima i quotidiani si erano centuplicati. La teoria che sposa il film la trovo giusta, mi sembra anche la più matematica, è costruita molto bene.



Quanto è importante per Abberline la droga?

Era importante descrivere la sua abitudine di fare uso di droghe, lo faceva per delle necessità personali, emotive e psicologiche e il farne uso lo portava ad essere fuori e dentro la legge e cercava di affrontare le due cose contemporaneamente. Credo che questa sua debolezza lo renda più umano: è sulle tracce dello squartatore ma cerca di individuare anche il demone che è in lui e quindi si trova a dover fronteggiare queste due forze in parallelo.



Molte delle sue ultime scelte sono indirizzate verso il film in costume...

Fin da piccolo ho sempre sognato di fare una cosa impossibile, viaggiare nel tempo e quindi mi è sempre interessato esplorare altri periodi della storia, è un po’ come realizzare un mio sogno quando interpreto film non contemporanei.



Dopo "The Brave" ha un altro progetto come regista?

Sì ma non sarò interprete. Il film si intitola It Only Rains At Night, è una storia d'amore, dark, divertente, non esiste un periodo specifico a cui fa riferimento. La particolarità del film è che il protagonista è un boia, è gentile, simpatico ma taglia la testa alla gente, la sceneggiatura è originale. Come attore invece ho girato il nuovo film di Robert Rodriguez, Once Upon A Time in Mexico, mi sono divertito tantissimo, è stata una bellissima esperienza, sono un'agente della Cia.



Nel cinema si parla sempre di eredi, lei crede di esserlo di qualcuno?

Spero di avere e rimanere al mio posto però posso dire di amare molto Montgomery Clift e Marlon Brando. Però devo essere sincero, guardo poco i film, conosco poco gli attori di Hollywood e tento di rimanere il più lontano possibile da quel mondo e da tutto il business che gli gira intorno.



Infatti ha scelto di vivere vicino a Parigi anche per questo motivo...

Sì e anche perché l'America è un paese molto violento e più volte ho detto che avrei fatto di tutto affinché mia figlia possa vivere il più lontano possibile dalla violenza, la violenza è basata sull'ignoranza, è diventato quasi un atto eroico essere violenti.



Spesso lei accetta piccoli ruoli, la scelta è dettata dal fatto che la colpisce il personaggio oppure vuole trascorrere più tempo con la sua famiglia?

Sia che interpreti ruoli minori o più importanti la mia famiglia è sempre con me. Non siamo mai lontani e questa è la cosa più importante in assoluto per me, è come se il momento in cui lavoro sia quello dello svago mentre quando sto con mia moglie e mia figlia è il fulcro della mia giornata.



E' difficile programmare una carriera ma la sua è sicuramente una delle più felici e continue: c'è un piccolo segreto?

Mi considero molto fortunato perché sono ancora sulla cresta dell'onda, come si suol dire, e faccio film da tanto tempo. Credo che l'istinto aiuti molto: quando interpretavo il ruolo in una serie televisiva mi sembrava di far parte di una catena di montaggio, mi sembrava di essere un prodotto, mi sembrava di stare in prigione, un'esperienza soffocante e nell'istante in cui mi sono liberato di questo ruolo ho giurato a me stesso che da quel momento in poi avrei fatto solo le cose che davvero mi andava di fare.